Movimenti – Convegno degli Italianisti – Monaco di Baviera – 5/ 7 marzo 2020 – CFP

Convegno degli Italianisti

Ludwig-Maximilians-Universität, Monaco di Baviera,

Istituto di Filologia Italiana

5 – 7 marzo 2020

Movimenti – Bewegungen

DIV_CfP_Monaco_2020_it

 

Al rifiuto del concetto di ‘movimento’ operato da Parmenide e Zenone, Eraclito opponeva la

sua tesi del πάνταῥεῖ; più tardi, Platone, nelle Νóμοι, elabora una classificazione nella quale

compaiono otto tipi di movimento, mentre Aristotele ne distinguerà tre: i movimenti

quantitativo, qualitativo e spaziale. Molti secoli dopo, Galileo rivolge il suo interesse alla

relazione tra tempo e traiettoria di un corpo in movimento e alle regolarità connessevi, mentre

Descartes, nelle Regulae ad directionem ingenii, parlerà di “continu[us] qu[i]dam imaginationis

motus”, “nullibi interruptu[s]”, i singoli aspetti del quale devono essere concepiti sotto forma

di una “diligens et accurata perquisitio”.

Nel Deutsches Wörterbuch dei fratelli Grimm, la prima occorrenza dell’espressione

öffentliche Bewegung ‘movimento pubblico’ (nel senso di ‘tumulto’, ‘rivolta’) è attestata per la

fine del XVII secolo (nell’opera di Johann Balthasar Schupp: “zur aufruhr und bürgerlichen

bewegungen getrieben” ‘spinto alla rivolta e a movimenti borghesi’; arbeiterbewegung

‘movimento dei lavoratori’: “aufruhr der arbeiter” ‘rivolta dei lavoratori’; ‘scalpore’/‘scandalo’

in Gottlieb Wilhelm Rabener) e anche il Vocabolario degli Accademici della Crusca, nella terza

edizione del 1691, registra l’accezione di “novità, commozione”, anche se con una attestazione

molto più antica, tratta dal volgarizzamento di Agnolo Firenzuola dell’Asino d’oro.

In età moderna, il ‘movimento’ è divenuto un concetto fondamentale, si è trasformato nella

“metafora centrale” di questa epoca, in una “categoria performativa” (Gabriele Klein). A venire

in primo piano, è stata la (necessità della) plasmabilità del movimento la quale ha fatto sorgere

concezioni e prospettive del/sul movimento che sono assai diverse tra loro e che si manifestano

in ogni ambito della vita – a partire dalla società, passando per i media, fino all’ambito

scientifico. Nel contesto storico postmoderno, il carattere centrale di questa metafora è stato

progressivamente messo in discussione, in particolare nell’ambito delle scienze sociali e

culturali, nelle quali da alcuni anni si viene attribuendo un ruolo chiave a concetti quali

‘circolazione’ e ‘interazione’, ma anche ‘mobilità’ e ‘transfer’ – con riferimento sia agli oggetti

stessi della ricerca, sia al sapere che si genera intorno ad essi, alle strutturazioni di questo sapere

e/o alla (de)stabilizzazione di queste ultime. Il movimento inteso come ‘mobilità’, per esempio,

costituisce l’oggetto della ricerca sulla migrazione, la quale era partita inizialmente da una

concezione per così dire statica del suo oggetto, focalizzandosi sullo spostamento duraturo del

centro della vita. Ricerche più recenti mettono in primo piano, invece, la molteplicità e la varietà

delle possibili costellazioni degli spostamenti e le loro diverse ripercussioni sulla vita reale.

Nel frattempo, anche gli ordini di conoscenza a lungo ritenuti stabili sono divenuti soggetti

a una progressiva dinamizzazione, per esempio a causa di modificazioni nel campo dei media

che custodiscono e trasmettono il sapere esistente. D’altro canto, un nuovo sguardo sull’insieme

delle precedenti modalità di produzione, conservazione e trasmissione del sapere ha fatto sì che

anche la questione delle dinamiche ivi operanti venga posta in maniera più insistente.

Recentemente, attraverso espressioni come ‘letteratura in movimento’ (O. Ette),

‘letteratura senza fissa dimora’ (W. Asholt et al.), ma anche ‘letteratura de-centrata’ (S. A.

Sanna), è stata sollevata la questione dei luoghi e/o degli spazi nei quali si muovono i testi

letterari, sia rispetto alle relazioni che intrattengono con altri testi, sia a quelle che li collegano

ai luoghi, ai tempi e alle circostanze della loro produzione ovvero ricezione. Analogamente in

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ambito linguistico, in aggiunta ma anche in opposizione all’uso metaforico del concetto di

‘spazio’ (per esempio, lo “spazio variazionale”), si viene enfatizzando da qualche tempo il

carattere fondamentale della spazialità – da intendere nel senso letterale del termine – per la

comunicazione (Th. Krefeld), caratteristica che concerne sia il linguaggio e le lingue, sia i

parlanti, sia lo stesso atto locutorio. Inoltre, movimento e mobilità trovano il loro posto anche

nell’ambito scolastico e didattico, a partire dalle concrete costellazioni plurietniche delle classi

e dalla diversità dell’orizzonte culturale-linguistico a esse connessa, fino ai processi di

insegnamento, ristrutturazione e integrazione dei rispettivi contenuti nei campi della lingua,

della letteratura e della cultura che da tali costellazioni vengono influenzati in modo specifico.

Ovviamente, ciò comporta anche l’urgenza di affrontare la questione dei procedimenti adeguati

sul piano metodologico.

Il nodo centrale del convegno è perciò costituito dall’analisi attenta e dettagliata delle

dinamiche che, da un lato, portano al movimento e che, dall’altro, ne vengono suscitate –

dinamiche da esaminare e discutere nelle rispettive sezioni riguardo alle loro specifiche

caratteristiche.

Nel senso della suddetta dinamicità è non solo possibile, ma anche auspicabile – in

aggiunta alle tradizionali sezioni di letteratura, linguistica e didattica – una sezione che superi

la distinzione tra le diverse discipline e il cui oggetto potrebbe essere costituito dagli ordini di

sapere che le legano tra loro. La decisione a questo riguardo verrà presa dal comitato direttivo

del DIV insieme ai colleghi dell’università che ospita il convegno, sulla base delle proposte di

relazione inviate.

Sezione di Scienze della Letteratura

Direzione scientifica: Barbara Kuhn (Eichstätt), Christian Rivoletti (Erlangen), Florian

Mehltretter (Monaco)

Nell’ambito degli studi di letteratura e di storia della cultura, il concetto di movimenti, inteso

ora in senso concreto, ora in senso metaforico, si lega a una serie eterogenea di aspetti che

potranno essere oggetto di attenzione all’interno della sezione. Prendendo le mosse dal

significato letterale della parola, intenderemo i movimenti in senso concreto e il rilievo da loro

variamente assunto nell’ambito letterario innanzitutto in quanto movimenti di persone, in

particolare da un luogo all’altro. Parleremo dunque di migrazioni nel senso ampio del termine,

dai viaggi (immaginari o di altro tipo) del Medioevo e dell’epoca premoderna, attraverso la

moda settecentesca del Grand Tour, per arrivare sino alle moderne forme di turismo e, da lì,

alla questione attuale della migrazione in senso stretto, la quale dischiude a sua volta un vasto

spettro tematico.

Ci riferiamo qui, in particolare, alla ricca produzione letteraria apparsa nell’ambito degli

studi postcoloniali degli ultimi decenni, la quale non è affatto limitata ai testi delle autrici e

degli autori giunti in Italia con la prima, la seconda o la terza generazione di emigrati dalle excolonie

italiane, bensì comprende, ad esempio, anche gli scritti di Jhumpa Lahiri o Amara

Lakhous e di molti altri che scrivono in italiano, divenendo così testimoni di una “letteratura in

movimento” e “senza fissa dimora”. Ma ci riferiamo anche al rilievo assunto dalla condizione

dell’esilio nella letteratura italiana, dalle sue origini sino ai nostri giorni – basti pensare

all’influsso decisivo esercitato sulla vita e sulle opere, tra gli altri, di un Dante, di un Petrarca o

di un Foscolo. E intendiamo riferirci, ancora, tanto al fenomeno delle ondate migratorie in

direzione dell’America, evocate da Leonardo Sciascia nel racconto Il lungo viaggio, quanto ai

testi di coloro che per lungo tempo sono stati chiamati “Gastarbeiter”, e dei loro discendenti, i

quali raccontano – come accade in Tra due mari di Carmine Abate – dell’andirivieni tra il sud

e il nord. Poiché parte di questi testi è comparsa prima in tedesco, parte invece prima in italiano,

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il fenomeno concreto del movimento oscillatorio tra Italia e Germania si riflette, in questo caso

più che in altri, nel movimento della traduzione in quanto “trasferimento” da una lingua

all’altra.

L’immagine del “trasferimento” rinvia al contempo alla relazione tra movimenti e mezzi

di “movimentazione” o, più comunemente, di trasporto, i quali – non da ultimo nelle loro

trasformazioni storiche – rilanciano a loro volta la questione del nesso tra movimento e

letteratura: un legame che, sulla base dell’esempio della ferrovia e delle sue conseguenze per la

movimentazione delle persone, è stato illustrato nella letteratura (non solo italiana) da Remo

Ceserani nel suo Treni di carta. Analogamente sarà importante, nel contesto della sezione,

riflettere su questa questione e analizzarla più precisamente attraverso l’indagine di generi tra

loro diversi, dai resoconti di pellegrinaggi ai roadnovels (che costituivano le basi per i

roadmovies, oppure ne rappresentavano il seguito), dai diari di viaggio, che mettevano in

relazione lo scorrere del tempo con il movimento attraverso lo spazio sino ai racconti dei viaggi

in mare da isola a isola (si pensi alla Navigatio Sancti Brendani, nel Medioevo e poi in seguito

diffusa e tradotta in molte lingue volgari, tra cui il veneto), dalla letteratura fantastica alla

science fiction e a molto altro.

Il termine ‘movimenti’ può tuttavia essere inteso anche in senso figurato e far pensare (nel

contesto della nostra sezione in particolare) a movimenti letterari e a correnti letterarie (anche

quest’ultime implicano pur sempre l’idea di movimento), fenomeni di estensione minore

rispetto alle epoche letterarie, che pur tuttavia possono rivelarsi di grande aiuto e utilità per

definire la periodizzazione degli sviluppi storici, soprattutto qualora venga riconosciuto il loro

dinamismo, cosicché la storiografia (non soltanto letteraria) non venga congelata in una rigida

nomenclatura di ‘movimenti’. Esemplare risulta essere in proposito il concetto di

‘modernismo’, con il quale si fa riferimento non a un movimento unitario, bensì piuttosto a una

ricca serie di movimenti che attestano, nell’arte e in particolare nella letteratura tra la fine del

XIX e l’inizio del XX secolo, il sorgere di qualcosa di nuovo, senza per questo implicare rotture

radicali con la tradizione, a differenza di quanto propagandato invece dalle avanguardie

storiche e soprattutto dal futurismo, uno dei primissimi movimenti d’avanguardia.

Con il futurismo ci troviamo ad affrontare anche un altro aspetto rilevante in rapporto al

termine ‘movimenti’, aspetto non limitato al futurismo, ma che in quest’epoca diviene

particolarmente visibile. È infatti a partire dall’“immaginazione senza fili” e dalle “parole in

libertà”, concetti che mirano a sostituire a strutture presumibilmente rigide la dinamizzazione

della lingua, dei testi e di altre forme espressive, che diviene legittima una riflessione più

approfondita sulla relazione tra dinamismo e staticità nei testi letterari, nonché un’indagine su

come il movimento (o i movimenti) possa(no) realizzarsi non soltanto in senso tematico, bensì

anche in senso strutturale e negli ambiti dell’estetica della produzione e della ricezione artistica.

Del resto, già alla fine del XIX secolo, Mallarmé aveva precorso l’idea dell’ipertestualità con

la sua intuizione di un livre nel quale ogni pagina fosse collegata a tutte le altre; un’idea poi

nuovamente pensata e descritta da Deleuze e Guattari attraverso l’immagine del rizoma. Dal

canto suo l’oulipista Calvino, per esempio, non soltanto affronta temi come “rapidità” e

“molteplicità” nelle sue Lezioni americane, bensì racconta di una «rete di linee che

s’allacciano» e «che s’intersecano» in Se una notte d’inverno un viaggiatore, e proietta in tale

rete la struttura mobile del suo romanzo, che, come illustra già l’indice, mette in dialogo (se

non addirittura in conflitto) il modello dell’albero con quello del rizoma. Dal momento che il

testo stesso, che ha per protagonisti libri, lettori e lettrici, sposta l’attenzione sulla lettura, la

quale a sua volta, da un procedimento tendenzialmente o idealmente lineare, assume una

dinamica multidirezionale e aperta, quasi imprevedibile, Calvino ripropone una volta di più la

questione dei movimenti e della “movimentabilità” nella letteratura.

Le proposte per le relazioni potranno dunque riferirsi sia alla tematizzazione dei movimenti

all’interno dei testi, sia a movimenti e concetti letterari, nonché ai loro sviluppi, sia alla

“flessibilità” e mobilità dei generi letterari e dei loro confini, come pure delle strutture liriche,

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drammatiche, narrative o saggistiche, sia infine ai movimenti in quanto effetti provocati dal

testo letterario, che sin dai primordi della sua storia millenaria si è assunto espressamente

l’obiettivo di movere.

Sezione di Linguistica

Direzione scientifica: Sarah Dessì Schmid (Tubinga), Ludwig Fesenmeier (Erlangen), Thomas

Krefeld (Monaco)

Nell’ambito degli studi di linguistica e storia della lingua, il concetto di ‘movimento’, riferito

in primo luogo al suo significato letterale di movimento nello spazio, si applica anzitutto alla

spazialità della comunicazione. Il movimento spaziale implica, però, naturalmente anche

questioni legate alla verbalizzazione, alla resa linguistica di costellazioni deittiche nonché alla

trasposizione di queste ultime sul piano più astratto della rappresentazione di uno stato di cose,

pur sempre concepita in termini ‘spaziali’; tali trasposizioni possono, poi, assumere anche il

valore di meri elementi grammaticali.

In un’accezione più metaforica, il ‘movimento‘ concerne anche il mutamento linguistico

in una prospettiva più generale, ossia in riferimento alle fondamentali questioni legate alla sua

direzionalità e ciclicità. I sistemi linguistici si muovono, ovvero mutano, solo nella e attraverso

la comunicazione, cioè attraverso le istanze del ‘parlante’, della ‘lingua’ e del ‘parlare’. Il

movimento dei parlanti – la migrazione in senso stretto, ma anche in quello più ampio – può

condurre alla costituzione di specifici spazi di contatto linguistico, che possono divenire, a loro

volta, fonte di ulteriori dinamiche, particolarmente interessanti dal punto di vista della

sociolinguistica e della linguistica variazionale.

Nel senso traslato di ‘novità’ o addirittura di ‘rivoluzione’ quale risultato del movimento,

ricoprono un ruolo centrale per l’evoluzione storica della lingua nonché della stessa linguistica

quei movimenti ovvero quelle correnti che nel corso del tempo si sono cristallizzati in nuovi

approcci scientifici e metodologici, o in vere e proprie scuole di pensiero: si pensi, da un lato,

al ruolo assunto dall’Umanesimo, dall’Illuminismo e dall’Idealismo nella storia della filosofia

e della lingua italiana e, dall’altro, a quello degli approcci di impronta strutturalista,

generativista e cognitivista per la linguistica. Termini usuali come “dislocazione” o

“movement” mostrano, infine, quanto la spazialità assuma una funzione centrale anche

nell’ambito della coniazione di termini e concetti della stessa linguistica.

Il confronto con le diverse possibili letture e i diversi contesti di uso del concetto di

‘movimento’ appare, quindi, particolarmente promettente, non da ultimo perché offre lo spunto

per considerazioni che possono svilupparsi su diversi piani della riflessione linguistica: tra gli

altri, quello della modellizzazione (socio)linguistica dei processi di migrazione (1), quello del

sistema linguistico (2), quello dell’analisi storica della lingua (3) e quello della formazione delle

teorie linguistiche (4). La sezione di linguistica intende, dunque, dedicarsi all’analisi e alla

discussione dei molteplici e multiformi fenomeni e processi legati al concetto di movimento nei

differenti ambiti della ricerca attuale, sia in prospettiva sincronica che diacronica. Come

possibili spunti possono essere considerati i seguenti ambiti tematici:

(1) aspetti sociolinguistici e variazionali

 aspetti comunicativi dei processi di migrazione e della loro modellizzazione, anche con

riferimento alle differenti costellazioni nei movimenti migratori (emigrazione di massa

nel XIX secolo, migrazione interna, migrazione per motivi di lavoro, re-immigrazione)

 modificazioni del “paesaggio linguistico” quali conseguenze del/dei movimento/i

 fenomeni di contatto linguistico e di mutamento linguistico dovuto al contatto

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(2) aspetti sistematici

 deissi e concettualizzazione spaziale

 espressione linguistica del movimento

 forme analitiche e sintetiche nella verbalizzazione del movimento (per esempio

uscire/andare fuori), anche in prospettiva tipologica

 movimento come regola sintattica (‘fronting’, movimenti della testa, dei complementi

ecc., estraposizione)

 fenomeni di convergenza e divergenza linguistica in quanto ‘movimento’

(3) aspetti storico-linguistici

 processi di grammaticalizzazione e rianalisi

 questioni di direzionalità e ciclicità nel mutamento linguistico

 correnti ed epoche (movimentate e movimentanti) nella storia linguistica d’Italia e della

lingua italiana (Umanesimo, Illuminismo, Risorgimento, …)

 lingua e avanguardie

(4) formazione delle teorie linguistiche e modelli linguistici

 ruolo del neoidealismo, dello strutturalismo, del generativismo, del cognitivismo ecc.

nella linguistica e nella filosofia del linguaggio italiane

 ‘movimento’ come categoria analitica nell’ambito di differenti approcci teorici

 categorizzazione concettuale e terminologica del ‘movimento’ e dei suoi differenti tipi

 movimenti interdisciplinari

Sezione di Didattica delle Lingue

Direzione scientifica: Andrea Klinkner (Treviri), Michaela Banzhaf (Tubinga), Domenica Elisa

Cicala (Eichstätt), Bernadette Hofinger (Monaco)

Da un punto di vista glottodidattico, il tema Movimenti consente molteplici angolazioni di

lettura e suggerisce una serie di associazioni che possono stimolare l’approfondimento, la

riflessione e il dibattito riguardo a vari aspetti legati all’insegnamento e all’apprendimento della

lingua italiana. Il movimento, inteso come atto del muovere o del muoversi, è sinonimo di

‘spostamento’ e può riferirsi non solo a persone, ma anche a idee, correnti di pensiero,

metodologie sviluppate e applicate nel corso del tempo. Inteso come gesto, il movimento

diventa strumento di comunicazione e acquista uno straordinario potenziale da conoscere e

interpretare nella maniera opportuna, anche tenendo conto di possibili differenze interculturali.

Strettamente legato alla dimensione linguistica, il movimento può costituire un efficace mezzo

per l’apprendimento linguistico, stimolando la motivazione e il coinvolgimento del discente.

Al contrario dell’immobilità e della stasi, il movimento, in quanto ‘scansione’ e ‘progressione’

nella trattazione dei contenuti, caratterizza l’azione didattica, alla luce di quadri di riferimento,

programmi ministeriali, livelli di competenza, obiettivi linguistici e comunicativi. Infine, tra le

numerose accezioni del termine e le altre possibilità di declinazione del concetto, se scelto come

argomento della lezione di italiano, il ‘movimento’ consente di affrontare, da una prospettiva

inter- e transculturale, interessanti tematiche legate alla storia, alla cultura e alla società

dell’Italia, terra di emigrazione e immigrazione, meta di viaggi e luogo di soggiorni.

Le proposte di intervento nell’ambito dei lavori della sezione possono riguardare i seguenti

ambiti tematici, qui indicati come suggerimento e spunto di indagine:

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(1) movimento come sviluppo e cambiamento di idee

 correnti di pensiero e modelli didattici sviluppati nel corso del tempo nella storia della

glottodidattica

 insegnare italiano oggi: metodi e nuovi sviluppi (multilinguismo, e-learning,

digitalizzazione, ecc.)

 l’uso didattico del cinema come ‘immagine in movimento’ nella lezione di italiano

come lingua seconda e lingua straniera

(2) movimento come comunicazione

 linguaggio verbale e non verbale

 cinesica, ovvero mimica, gesti e linguaggio del corpo nella lezione di italiano

 potenziale didattico, funzione nell’apprendimento linguistico e differenze interculturali

(3) movimento come mezzo per l’apprendimento

 apprendimento attraverso il movimento, apprendimento in movimento

 lingua e movimento: pedagogia teatrale, giochi di ruolo, simulazioni, attività didattiche

orientate al movimento e forme di apprendimento ludiche

 movimento, ritmo e musica nella lezione di italiano

 approccio olistico

(4) movimento come progressione

 scansione nella trattazione di contenuti grammaticali, morfologico-sintattici e lessicali

a lezione, in libri di testo e programmi ministeriali (come, ad esempio, l’ordine di

introduzione dei tempi verbali)

 progressione legata a tipologie testuali, contenuti comunicativi, argomenti di cultura e

civiltà in base a quadri di riferimento, programmi di studio, livelli, obiettivi didattici

 movimento e ripetizione

(5) movimento come argomento della lezione

 apprendimento inter- e transculturale, competenza comunicativa interculturale nella

lezione di italiano

 movimenti migratori come tema della lezione

 apprendimento della lingua italiana come “viaggio” nella cultura del Paese

Si prega di inviare le proposte di relazione in italiano o in tedesco corredate

dell’indicazione di una delle tre sezioni alla quale sono destinate (o, in

alternativa, dell’indicazione di un profilo interdisciplinare, sovraordinato alle

tre sezioni) e di un abstract (non oltre una pagina, inclusa l’eventuale

bibliografia) insieme a un breve curriculum vitae in formato PDF entro il 15

giugno a:

ludwig.fesenmeier@fau.de